Cosa sono l'Osteoterapia e la Psicoterapia corporea?

Frequently Asked Questions

PREMESSA: L’elaborato che segue non ha affatto carattere scientifico né pretende di dare spiegazione alle moltissime discrepanze (o alle similitudini) pratico-metodologiche e teorico-fisolofiche che esistono fra la Medicina ufficiale e l’Osteopatia.

Ho solo voluto dare un’idea generale che potesse essere approcciata facilmente anche dai “profani”, scevra di tecnicismi o di linguaggi gergali tipici dell’ambito medico-scientifico od osteopatico.

In ogni caso, per i più curiosi e preparati, posso fornire la bibliografia completa sulla quale mi sono basato per comporre il testo qui riportato.

Inoltre vorrei sottolineare che tutto quanto viene riportato su questo sito non può né deve sostituire un parere medico o psicologico o psichiatrico in merito ai disturbi o ai sintomi che si presentano.

Declino ogni responsabilità per un utilizzo improprio, dannoso o denigratorio di tutto ciò che è riportato sul presente sito web.

Tutti i testi, in particolare le tesi di ricerca, sono originali, coperti da Copyright e ne è esplicitamente vietato l’utilizzo a fini di lucro e qualsiasi utilizzo senza citare la fonte.

Cos'è Osteopatia

L’Osteopatia è un sistema di medicina e un metodo di cura e guarigione naturale, basato sull’anatomia, sulla fisiologia, sul ragionamento e sulla sensibilità manuale dell’osteopata.

Oggi viene inserita fra le medicine alernative e, in effetti, ormai viene definita come “Medicina Osteopatica”. Esistono, comunque, molte definizioni di Osteopatia scritte da altrettanti famosi osteopati e viene definita come: scienza (A. T. Still, J.M. Littlejohn, M.C. Hardin, Chas C. Teall), sistema di medicina, sistema terapeutico, sistema di trattamento. Nel 2002 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riconosciuto l’Osteopatia e ha dettato le basi per la formazione dandone anche definizione. Il documento può essere scaricato e letto a questo link in originale in lingua inglese o in lingua in italiano in formato pdf

Si utilizza per trattare, alleviare e prevenire tantissimi disturbi a partire dal semplice “mal di schiena” (lombalgia – dorsalgia – sacroileite – low back pain), “cervicale” (cervicalgia), passando per cefalee, emicranie, problemi digestivi, stitichezza, colite, ecc. E’ di ottimo supporto anche a patologie più gravi che però non possono essere curate esclusivamente con l’Osteopatia ma possono solo essere alleviate nella sintomatologia. Tutto avviene solo grazie alle mani dell’osteopata e senza dover assumere alcun farmaco.

Recentemente è stata riconosciuta come professione sanitaria anche in Italia.

L’Osteopatia NON è contro la Medicina Ufficiale. Anzi! Il suo fondatore è stato un medico americano vissuto fra fine 1800 e inizio del 1900. Va detto che la medicina a  quell’epoca era molto arretrata e non aveva molte possibilità di cura per tantissime patologie. Esistono sintomi e patologie curabili unicamente con la Medicina cosiddetta Allopatica, altri che possono essere risolti mediante i trattamenti osteopatici.

Bisogna sempre diffidare di osteopati che demonizzano i medici a prescindere da ogni ragionamento. Nello stesso modo non è professionale da parte di un medico considerare l’Osteopatia come un’arte oscura o un metodo per truffare i pazienti bisognosi di cure. Non esiste la pura Verità. Spesso, per guarire veramente i pazienti è d’obbligo un intervento ben integrato e coordinato del medico e dell’osteopata e, se servisse, anche di altre figure professionali (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, fisioterapisti, infermieri, ecc). Solo così è possibile mettere il paziente al centro dell’attenzione dei professionisti della salute e sconfiggere la patologia/sintomo da cui è afflitto.

 

Cenni storici: (tratti da: “Autobiografia” di A.T. Still, “From the dry bone to the living man” di John Lewis, “Andrew Taylor Still” di Carol Trowbridge).

E’ stata pensata/creata/scoperta nel 1874 da un medico americano, Andrew Taylor Still. Egli era molto deluso dalla medicina allopatica della sua epoca che non era stata in grado di guarire alcuni suoi famigliari dalla meningite (3 figli) e dalla polmonite (un altro figlio): i quattro figli sono morti nel giro di poco tempo. Va anche fatto notare, però, che la medicina dell’epoca curava le malattie con mezzi a dir poco maldestri e deleteri: salassi (voluminosi prelievi di sangue), purghe, morfina, fino ad arrivare alla somministrazione di whiskey. Era molto difficile far guarire i pazienti, pur prendendosene cura. Anzi, a volte guarivano NONOSTANTE le cure…..

Il dott. Still, così, ha deciso di ristudiare per intero la medicina partendo dalla semplice anatomia. Egli ha iniziato a studiare l’anatomia di ossa, muscoli e articolazioni e le loro funzioni (l’odierna osteo-artro-miologia) in modo estremamente preciso e particolareggiato, quasi ossessivo. Col passare degli anni si è reso conto che la Natura non ha costruito  nulla a caso e che ogni più piccolo ed insignificante ossicino ha una sua importante funzione, come tutti i muscoli, tendini, legamenti e articolazioni. A.T. Still ha studiato anatomia ogni giorno della sua vita per ben 15 anni prima di rivelare al Mondo la sua scoperta. Il dottore si è accorto che nei suoi pazienti alcune ossa sembravano disallineate rispetto all’anatomia studiata, alcune parti del corpo erano fredde al tatto, come se fossero poco vascolarizzate. All’inizio ha provato a “muovere” le ossa che sembravano “fuori posto”, tentando di ripristinare l’anatomia “normale” usando solo la forza delle sue mani e i risultati sono arrivati in breve tempo. Probabilmente le tecniche dell’epoca erano un po’ più grezze e forti rispetto a quelle utilizzate oggigiorno, ma va anche pensato che i suoi primi pazienti erano persone che vivevano nel “Far West” degli Stati Uniti D’America in via di creazione, abituati ad una vita dura, dolorosa e per niente semplice.

Bisogna sempre diffidare di osteopati che demonizzano i medici a prescindere da ogni ragionamento. Nello stesso modo non è professionale da parte di un medico considerare l’Osteopatia come un’arte oscura o un metodo per truffare i pazienti bisognosi di cure. Non esiste la pura Verità. Spesso, per guarire veramente i pazienti è d’obbligo un intervento ben integrato e coordinato del medico e dell’osteopata e, se servisse, anche di altre figure professionali (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, fisioterapisti, infermieri, ecc). Solo così è possibile mettere il paziente al centro dell’attenzione dei professionisti della salute e sconfiggere la patologia/sintomo da cui è afflitto.

Cenni storici: (tratti da: “Autobiografia” di A.T. Still, “From the dry bone to the living man” di John Lewis, “Andrew Taylor Still” di Carol Trowbridge).

Osteopatia, in genere, è un nome poco conoscuito. Ecco perchè il nome Osteopatia:

Lo ha deciso il dott. Still in modo perentorio, un giorno del giugno 1874 in cui dice di aver avuto “un’illuminazione”.

Ci sono varie versioni dell’origine e del significato del termine Osteopatia. Basandosi sia sull’autobiografia che sulle varie biografie di A. T. Still, si possono trarre più risposte.

1 – Dal greco Osteon (osso) – Pathine (sofferenza). (Trowbridge)

2 – Dalla parola indiana Osawatomie, derivante dal raggruppamento di due tribù indiane, Osage e Pottawattamie. (Still)

3 – Dal greco osteon (osso) e dall’inglese path, ovvero la via delle ossa: l’osso è una guida nel trattamento della malattia. (Still-1901)

4 – Dal termine os (osso) e la parola pathology (patologia). (Still)

Il dott. Still, così, ha deciso di ristudiare per intero la medicina partendo dalla semplice anatomia. Egli ha iniziato a studiare l’anatomia di ossa, muscoli e articolazioni e le loro funzioni (l’odierna osteo-artro-miologia) in modo estremamente preciso e particolareggiato, quasi ossessivo. Col passare degli anni si è reso conto che la Natura non ha costruito  nulla a caso e che ogni più piccolo ed insignificante ossicino ha una sua importante funzione, come tutti i muscoli, tendini, legamenti e articolazioni. A.T. Still ha studiato anatomia ogni giorno della sua vita per ben 15 anni prima di rivelare al Mondo la sua scoperta. Il dottore si è accorto che nei suoi pazienti alcune ossa sembravano disallineate rispetto all’anatomia studiata, alcune parti del corpo erano fredde al tatto, come se fossero poco vascolarizzate. All’inizio ha provato a “muovere” le ossa che sembravano “fuori posto”, tentando di ripristinare l’anatomia “normale” usando solo la forza delle sue mani e i risultati sono arrivati in breve tempo. Probabilmente le tecniche dell’epoca erano un po’ più grezze e forti rispetto a quelle utilizzate oggigiorno, ma va anche pensato che i suoi primi pazienti erano persone che vivevano nel “Far West” degli Stati Uniti D’America in via di creazione, abituati ad una vita dura, dolorosa e per niente semplice.

Bisogna sempre diffidare di osteopati che demonizzano i medici a prescindere da ogni ragionamento. Nello stesso modo non è professionale da parte di un medico considerare l’Osteopatia come un’arte oscura o un metodo per truffare i pazienti bisognosi di cure. Non esiste la pura Verità. Spesso, per guarire veramente i pazienti è d’obbligo un intervento ben integrato e coordinato del medico e dell’osteopata e, se servisse, anche di altre figure professionali (psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, fisioterapisti, infermieri, ecc). Solo così è possibile mettere il paziente al centro dell’attenzione dei professionisti della salute e sconfiggere la patologia/sintomo da cui è afflitto.

Cenni storici: (tratti da: “Autobiografia” di A.T. Still, “From the dry bone to the living man” di John Lewis, “Andrew Taylor Still” di Carol Trowbridge).

Esistono quattro princìpi fondamentali dell’Osteopatia elencati dall’American Osteopathic Association (A. G. Chila 2011, “Fondamenti della Medicina Osteopatica”):

1 – L’Organismo è un’unità di corpo, mente e spirito.

2 – Il corpo è dotato di autoregolazione, autoguarigione e può mantenere autonomamente la salute.

3 – Funzione e struttura sono profondamente e intimamente connesse: non c’è struttura senza funzione e non c’è funzione senza struttura.

4 – Il trattamento osteopatico si basa sul ragionamento che non tralascia mai le prime tre regole.

A questo si aggiungono alcuni capisaldi forniti dal dott.Still:

– La “legge dell’arteria”: La legge dell’arteria è assoluta: una perfetta vascolarizzazione arteriosa previene ogni problema.

– L’Osteopatia è uno sgabello che si regge su tre gambe: anatomia, anatomia, anatomia. Egli stesso, nella sua scuola, considerava NON superato l’esame di Anatomia se avesse avuto una votazione inferiore ai 28/30.

– Il liquor cefalorachidiano (presente all’interno delle cavità craniche e midollari, vedi siti e pubblicazioni specifici) è il liquido più nobile dell’intero organismo e, per portare la salute, è necessario che scorra libero all’interno di strutture anatomiche perfettamente “allineate”.

 

Lentamente, a partire dalla sua fondazione, l’Osteopatia si è evoluta ed è cambiata molto nell’arco di questo secolo e mezzo. La base gettata dal dott. Still, ovvero il trattamento di ossa, muscoli e articolazioni è una prima branca e va sotto il nome di STRUTTURALE. Le tecniche strutturali prendono in considerazione gli allineamenti delle ossa e delle articolazioni e le tensioni tendinee e muscolari e riportano in allineamento ciò che, per qualche motivo, si è “spostato”: un trauma sul gomito, una distorsione alla caviglia, una caduta battendo il torace o il coccige. Utilizzando il ragionamento in ambito strutturale, ci si accorge dei disallineamenti (disfunzioni osteopatiche) e si corregge il problema (dolore, tensione, riduzione di ampiezza dei movimenti) riportando l’anatomia alla normalità. Alla fine del 1800 (1898) è arrivato nella scuola di Osteopatia del dott. Still un giornalista che avrebbe voluto scrivere un articolo sulla nuova medicina. Egli era William Garner Sutherland. L’Osteopatia gli era piaciuta così tanto che ha deciso di fermarsi alla scuola del dott. Still per impararla. Durante la sua permanenza nella scuola, Sutherland un giorno ha visto in un’aula le ossa di un cranio preparate una ad una per studiarne i rapporti anatomici. Si è stupito della forma delle suture! Erano fatte come se dovessero essere articolate fra loro con un movimento previsto e ben preciso. Struttura e Funzione. W. G. Sutherland ha passato molti anni a studiare in segreto il movimento del cranio e dell’osso sacro e ha scoperto che sono connessi dalla Dura Madre, una delle tre meningi. Egli ha scoperto la branca CRANIALE dell’Osteopatia, infatti si basa sui princìpi elencati sopra. (due libri fondamentali: W.G. Sutherland, The Cranial Bowl; H.I. Magoun, Osteopatia in Ambito Craniale.)

Nell’arco del ‘900 sono state scoperte le branche FASCIALE e VISCERALE.

Il FASCIALE sfrutta il fatto che il nostro organismo è ricoperto da fasce, continue e contigue l’una all’altra e, dosando con attenzione la sensibilità e la pressione delle mani, l’osteopata può avvertire le tensioni fasciali ed essere “portato” ad un punto dolente o ad un organo in disfunzione. Vi sono molti studi sui tessuti connettivi e le loro funzioni in ambito PNEI.

Il VISCERALE, basandosi sulla sensibilità fasciale, sull’anatomia degli organi e sulla fisiologia degli stessi, può correggere direttamente sull’organo alcuni problemi, trattando i legamenti che mantengono l’organo in posizione, gli organi contigui o distanti, ma collegati dalla funzione fisiologica o dall’anatomia vascolare e neurologica.

 

Nuove frontiere:

Negli ultimi decenni si sono affiancate alle branche appena citate, altre modalità di approccio osteopatico, di cui si può trovare notizia facilmente in rete. Questi metodi e relative tecniche sono stati scoperti tutti da osteopati ma in tempi moderni e, pertanto, coperti da copyright, pur facendo parte della Natura Umana. Per ulteriori delucidazioni, invito a consultare i siti specifici.

 

Nessuno isolatamente. Tutti insieme. Chi utilizza una sola tecnica e un solo ragionamento, limita la potenza dell’Osteopatia. In realtà la Natura Umana è così complessa e variegata che, per fare un ottimo lavoro, più completo possibile per il benessere e la salute dell’utente-paziente, si dovrebbero usare tutte le tecniche esistenti perchè ognuna tocca una parte dell’Organismo più o meno fisica, più o meno eterea, più o meno psicosomatica.

No. L’Osteopatia riporta l’organismo nelle condizioni anatomiche precedenti al problema che affligge il paziente, mettendolo in condizione di guarire autonomamente o, per lo meno, migliorare l’impatto delle cure mediche in determinate patologie. Se non accade, vuol dire che non si è utilizzata la corretta tecnica per quel paziente in quel dato momento, oppure che manca una vera e propria Diagnosi Differenziale. In ogni caso, sia per esperienza personale, sia come viene dimostrato da moltissimi studi scientifici in ambito osteopatico (FONTI: Vedi ad esempio J.A.O.A. – Journal of American Osteopathic Association, link: https://osteopathic.org/; Cerritelli – Studio multicentrico su neonati prematuri del 2012-2013, link: https://www.comecollaboration.org/it/pubblicazione/studio-multicentrico-randomizzato-e-controllato-sul-trattamento-manipolativo-osteopatico-nei-pretermine/; ecc.), è evidente che i trattamenti possono favorire e supportare una guarigione più rapida da alcune malattie o sindromi e abbreviare i tempi di convalescenza e recupero dopo un’ospedalizzazione. Va da sé che la situazione sia da valutare caso per caso e che sia difficilissimo generalizzare.

In realtà è un termine medico. Significa che durante la fase in cui si fa una diagnosi su un paziente, ci sono momenti in cui le patologie diagnosticabili possono essere due o tre o più. Utilizzando determinati ragionamenti, visite, esami clinici e/o di laboratorio, si possono escludere alcune patologie e giungere così alla vera diagnosi. E’ stata appena fatta la Diagnosi Differenziale.

L’osteopata non deve mai vergognarsi di inviare un paziente ad uno psicologo, ad uno psicoterapeuta o ad uno psichiatra. La mente può giocare brutti scherzi e creare tantissime situazioni da cui è impossibile uscire se il paziente non viene aiutato e trattato anche dal punto di vista psicologico, psicoterapeutico o psichiatrico. Anche in questi casi è possibile seguire il caso in modo integrato e collegialmente. Anzi, questi sono i pazienti che traggono maggior giovamento quando c’è più di un professionista che si occupa della sua salute. A volte la velocità di recupero può essere eclatante, se si associano tecniche osteopatiche e tecniche psicoterapiche.

No. Il titolo di dottore in Osteopatia (D.O.) è indipendente dal corso in medicina. I corsi di studio in Osteopatia sono aperti non solo ai professionisti (medici, fisioterapisti, infermieri, laureati in Scienze Motorie, ecc.) ma, nei corsi appositamente organizzati, sono fruibili anche da chiunque sia in possesso di un diploma di maturità e che voglia studiare Osteopatia. Per chiarezza verso l’utenza, è sempre bene che l’osteopata riferisca se proviene da una precedente formazione o se è osteopata puro.

Esistono molti metodi di cura, le cosiddette “medicine alternative” che vengono definite “medicina”: Omeopatica, Ayurvedica, Cinese, ecc…  Nello stesso modo ormai il termine Osteopatia sta riducendo la sua presenza in favore di “Medicina Osteopatica”.

In genere, appena la persona entra nello studio, inizio con un colloquio introduttivo mediante il quale do un inquadramento del problema con un’anamnesi (domande mirate sul passato remoto e prossimo inerenti il sintomo riportato). Successivamente passo all’esame obiettivo della persona, valutando prima la postura e poi, mediante la sensibilità delle mani, eventuali disfunzioni osteopatiche, tensioni muscolari o fasciali e l’esecuzione di alcuni test per fare Diagnosi Differenziale (vedi).

A seconda dell’abitudine del singolo osteopata, sia la fase di valutazione sia la fase del trattamento, possono avvenire con il paziente vestito o in biancheria intima. Poi, sul lettino, viene effettuato il trattamento osteopatico che, a seconda delle tecniche utilizzate, può essere molto rilassante. In ogni caso, alla fine dei trattamenti, tutti i pazienti si alzano con una sensazione di leggerezza, di tranquillità e di rilassamento. Può capitare che il paziente si addormenti durante il trattamento e questo non è certo un male!

Dipende. Non c’è un numero preciso perchè ogni sintomo portato ed ogni persona è un caso a sè stante. A volte bastano due trattamenti, a volte ne possono servire sette o otto o più. E’ spesso sconsigliato trattare un paziente una sola volta “one shot” perchè in seconda seduta è professionale controllare se le correzioni avvenute in prima seduta si sono mantenute e stabilizzate o no. Comunque va valutata l’efficacia del primo trattamento nella risoluzione del problema portato dal paziente.

Dipende dal sintomo, dalla disfunzione, dalla cronicità del disturbo. In genere si fa passare una settimana fra il primo e il secondo trattamento per permettere all’organismo di metabolizzare le correzioni e stabilizzarsi dopo la prima seduta, ma a volte anche meno di una settimana. Andando avanti si può continuare una volta a settimana o diradare, fino ad arrivare a una volta al mese, ma questo dipende dalla singola persona e dal motivo del consulto. In ogni caso è utile rivedere l’utente una volta ogni due-tre mesi come check-up e prevenzione.

No. E’ indicata per tutte le età della vita: da poche ore dopo il parto fino al momento della dipartita. L’osteopatia sui bambini ha grandi risultati ed era applicata fin dagli albori dai suoi stessi fondatori. Lo stesso Still racconta, nella sua autobiografia, di aver guarito molti bambini dalla dissenteria solo utilizzando l’osteopatia. E’ ovvio che, per trattare un neonato o un lattante è meglio affidarsi ad osteopati con esperienza. In ogni caso, le delicate tecniche craniali e fasciali non fanno danni proprio per loro natura. L’osteopatia ha un ottimo effetto anche sulle persone anziane, anche se in modo meno eclatante rispetto ai bambini. Alcuni dolori cronicizzati possono migliorare o sparire. In alcuni casi, lo dico per esperienza personale, può anche ridursi la glicemia media in chi fa uso di antidiabetici orali, oppure migliorare la lucidità nella vita di tutti i giorni.

Si, anche se sembra incredibile! Esistono corsi di Osteopatia Veterinaria che insegnano a trattare cani, gatti, cavalli, bovini e animali da compagnia in genere. In ogni caso le tecniche osteopatiche, soprattutto fasciali, che si usano sull’uomo possono essere utilizzate anche sui cani e sui gatti (esperienza personale) con ottimi risultati su semplici disfunzioni. Mal che vada non cambia nulla: non può peggiorare la situazione. Invece per patologie più complesse sta al singolo professionista capire se ha l’esperienza e gli strumenti per trattare uno dei nostri amici a quattrozampe o se sia più appropriato inviarlo ad un medico veterinario per le cure del caso.

Assolutamente sì. I professionisti della salute dovrebbero sempre mettere davanti a tutto la salute del paziente e il confronto fra più figure può aiutare tutti nell’inquadramento della  patologia, della terapia, della prognosi. Sicuramente ci si può imbattere in professionisti poco convinti della validità della Medicina Osteopatica, ma un incontro di persona, magari anche provando su di sè un trattamento, può sciogliere ogni nodo di incomprensione e creare alleanze terapeutiche che possono solo far migliorare la salute dei pazienti seguiti collegialmente.

No. Esistono molte medicine olistiche che considerano l’Essere Umano un tutt’uno di queste tre sfere. Da alcuni anni l’integrazione in ambito scientifico dell’interezza dell’organismo viene spiegata e divulgata dalla PNEI, ovvero la psico-neuro-endocrino-immunologia. Essa, come nuovo paradigma scientifico, integra tutti questi ambiti nella rilettura dell’intero vivere umano traendone deduzioni importantissime per lo sviluppo di una futuribile “medicina integrata” e non più a compartimenti stagni come sta avvenendo ora. In Italia esiste la SIPNEI, ovvero la Società Italiana PNEI, che promuove convegni, congressi, giornate di studio ad altissimo livello scientifico e culturale per proseguire la ricerca e l’applicazione pratica in ambito PNEI ed avere così una benefica ricaduta sulla salute dei pazienti. La PNEI ha respiro internazionale e confronta studi di migliaia di valenti ricercatori per ottenere statistiche scientificamente affidabili. Per maggiori informazioni si invita a consultare il sito www.sipnei.it e i molti libri scritti sull’argomento.

Certo che si. Cani, gatti e animali da compagnia sono i benvenuti presso il mio studio. Ovviamente sta al proprietario educare l’animale ad un comportamento adeguato o capire se possa avere paura del trattamento effettuato da un estraneo sul suo umano.

Cos'è la Psicoterapia

Questa è una delle domande più frequenti quando si parla di psicoterapia e si accompagna sempre a: “allora sei uno psicologo? O sei uno psichiatra?” oppure: “quale è la differenza fra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra?”

Va fatta chiarezza, perché sono tre ruoli ben distinti che hanno alle spalle tre percorsi formativi diversi e, nei confronti di un paziente, hanno funzioni e capacità diverse. Attenzione, nessuno è migliore dell’altro, ma solo diverso.

Studia all’Università di Psicologia e deve conseguire la Laurea Magistrale (5 anni) e superare l’esame di abilitazione alla professione (Esame di Stato) per poter esercitare attività ambulatoriale e poter effettuare colloqui psicologici. Il suo ruolo prevede un supporto in momenti della vita difficili per le persone, effettuato mediante colloqui. Non può prescrivere farmaci né visitare perché non è un medico. Può proporre alcuni test che possono aiutare ad inquadrare il problema e poterlo, così, affrontare con più chiarezza mediante il colloquio.

È un titolo acquisito mediante un corso di specializzazione post-lauream di almeno 4 anni presso una Scuola di Specializzazione accreditata presso il M.I.U.R. (Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca – Neo Ministero dell’Istruzione e del Merito). Si può trovare riportato anche come “Specialista in Psicoterapia”.

Lo psicoterapeuta effettua colloqui di supporto psicoterapeutico, come lo psicologo; la differenza è nella profondità alla quale lavorano le due figure per il benessere del paziente. Mediamente il percorso psicoterapeutico dura diversi anni, ma quanti anni non si può prevedere, Questo dipende dalle diverse persone e dai diversi vissuti che caratterizzano la persona nel presente. Da parte del cliente è assolutamente sbagliato pensare che se la psicoterapia dura più a lungo, lui/lei è un caso molto grave, più grave di chi fa percorsi molto brevi. Questa è una credenza molto semplicistica e che va smentita categoricamente.

Solo due figure professionali possono accedere alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia: medici o psicologi. Personalmente ritengo utile che venga riferito all’utente da parte del terapeuta il suo campo di provenienza. Questo non certo per creare divisioni fra le due figure, ma per fare chiarezza sul background culturale che potrà caratterizzare il percorso psicoterapeutico. Per quanto riguarda doveri, possibilità o limitazioni per lo psicologo e per il medico, valgono gli obblighi di legge indipendentemente dalla specializzazione in psicoterapia.

Il medico psicoterapeuta ha comunque la possibilità di prescrivere farmaci, anche psicofarmaci, purché segua i dosaggi corretti e le linee guida internazionali riguardanti la prescrizione della singola molecola. Questo è quanto è dovuto da qualsiasi medico che eserciti la professione.

Lo psicoterapeuta, e quindi la psicoterapia, non cura nel senso strettamente medico. Questa è una credenza molto rassicurante al giorno d’oggi, ma poco realistica. Lo specialista in psicoterapia accompagna la persona che vive difficoltà emotive, ma anche lavorative, di relazione con il Mondo, di coppia, ecc…, attraverso un percorso che rilegge il passato delle persone e identifica eventi traumatici, scelte imposte dal Mondo esterno oppure autoimposte, “perchè si fa così e basta”. Tutto questo, spesso, è alla base di sindromi ansiose (o più semplicemente ansia), crisi di panico, depressione, tristezza, rabbia esplosiva, sensazione di sentirsi inadeguati e non capiti.

La psicoterapia non cura i sintomi psichiatrici come allucinazioni, deliri, gravi sindromi bipolari, ecc. Può essere un utile supporto alla persona durante la presa in carico da parte di uno psichiatra, ma mai da sola.

 

Quando la Vita pone davanti a difficoltà e sfide che hanno bisogno di un aiuto esterno per essere capite, superate ed elaborate. Serve per uscirne migliorati e con un’esperienza da utilizzare in modo costruttivo nella Vita che si vivrà dopo la terapia. Aiuta a capire alcuni comportamenti e alcune scelte che sembrano autonomi, ma a volte possono essere dettati da abitudini o da obblighi auto imposti.

È sempre un medico, il/la quale, dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e il relativo esame di abilitazione, ha frequentato la Scuola Universitaria di Specializzazione in Psichiatria per i 4 anni di corso, conseguendo il titolo di Medico Specialista in Psichiatria. Quello che pochi sanno è che un medico che si specializza in psichiatria, acquisisce di diritto il titolo di psicoterapeuta. Poi sta alla scelta del singolo professionista decidere se durante la sua vita professionale ha la volontà o meno di fare anche lo psicoterapeuta. Personalmente conosco psichiatri che hanno deciso di non fare psicoterapia in studio con i loro pazienti, ma visitano i pazienti e decidono la terapia psicofarmacologica più adatta per il disturbo riportato in visita. Parimenti ci sono gli psichiatri che decidono di iniziare il percorso psicoterapeutico con il paziente, riservandosi poi la possibilità di supportare la psicoterapia con i farmaci. Sono comunque pratiche più che corrette e professionalmente ineccepibili.

Grazie alla mia esperienza formativa è stato abbastanza semplice integrare il lavoro sul corpo con il supporto psicoterapico. Anzi, al momento non riesco a pensare ad un lavoro psicoterapeutico senza aiutare la persona a prendere coscienza e contatto con il proprio corpo. Questo perchè l’Essere Umano esprime le emozioni, i vissuti, i traumi mediante il corpo ed esso comunica al mondo esterno ciò che sta accadendo all’interno. La cosa importante è riuscire a leggere e decifrare questo linguaggio per poter comunicare in due direzioni: da dentro verso fuori e da fuori verso dentro. La psicoterapia corporea mira a creare un canale di comunicazione nei due sensi, valutando le risposte del corpo e della mente nel percorso di evoluzione della persona durante la terapia.

Il corpo nell’arco dei secoli è sempre stato utilizzato per far stare bene la persona anche mentalmente. In realtà il dualismo corpo-mente è un artificio che è servito per tentare di semplificare il funzionamento dell’essere umano. In realtà corpo e mente sono una cosa unica, comunicano tantissimo fra loro grazie a tantissime molecole che viaggiano in tutto il corpo. La P.N.E.I. in questo ha chiarito tantissimi aspetti. Una delle prime ricercatrici che ha scoperto questa connessione è stata Candace Pert negli anni ’80, con il suo libro famosissimo “Molecole di Emozioni”. Ha scoperto i recettori delle endorfine e degli endocannabinoidi. Vere connessioni fra il sentire emotivo e la produzione endogena di queste molecole.

L’Analisi Funzionale è un metodo di valutazione, lettura e trattamento della persona che costituisce di per sè un tipo di psicoterapia corporea elaborato da Will Davis, psicologo e psicoterapeuta originario di New York, che si è trasferito in Europa per studiare presso il centro di studi reichiani Radix in Germania. Attualmente vive nel Sud della Francia.

Will Davis, basandosi sugli studi di Wilhelm Reich, ha fatto parte del movimento della Bioenergetica, passando poi per alcune tecniche osteopatiche, attraverso il Rolfing, la lettura delle restrizioni delle zone del corpo ed elaborando una sua teoria e pratica, ha creato qualcosa di nuovo e di rivoluzionario. Molto efficace e molto naturale.

La singola seduta ha uno schema semplice: si fa un colloquio per circa metà seduta e il trattamento avviene nella seconda parte. A volte il colloquio può durare più di metà seduta o a volte anche meno. Questo va valutato di volta in volta, a seconda della persona e delle tematiche che porta. La singola seduta dura circa un’ora.

Quante volte ci si vede?

Come per quasi tutte le terapie, le sedute sono una a settimana. E’ molto importante mantenere la cadenza settimanale per le prime 20 sedute in modo da far abituare il corpo al trattamento e rendere chiaro alla persona ciò che sta accadendo sia a livello mentale-comportamentale che corporeo.

Non si può sapere. Non esistono risposte preconfezionate su questa domanda, come per tutte le psicoterapie. Finché la persona sente che vi sono elementi da elaborare e chiarire su di sé, il lavoro continua. Verosimilmente ci si può aspettare un percorso dell’ordine di anni.